Detox my fashion, la campagna ecosolidale di Greenpeace

Detox my fashion, la campagna ecosolidale di Greenpeace

Nasce, a luglio del 2011, il progetto “detox my fashion” al quale hanno aderito molti brand e case moda con lo scopo di rendere il mondo del fashion un posto migliore.

Greenpeace lancia la sfida: eliminare sostanze tossiche dalla creazione di abiti.

Solo in Italia ben 51 aziende nazionali, di cui 27 che si trovano nel distretto produttivo di Prato, hanno aderito al progetto in maniera efficace.

La terza edizione del Detox Catwalk si muove a ritroso: quali saranno i brand che avranno tutte le credenziali e le competenze per essere in forma per il 2020?

Detox my Fashion

Detox my Fashion

Scrive così Greenpeace: “Per decenni, le imprese industriali hanno scelto di utilizzare l’ambiente e, in particolare, i nostri corsi d’acqua come una discarica per sostanze chimiche pericolose, senza ostacoli da regolamenti governativi efficaci. Per le comunità locali che vivono nei pressi di impianti di produzione di inquinamento delle acque, questa è diventata una realtà quotidiana. I regolamenti non hanno impedito il rilascio di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente, in particolare nel Sud del mondo, perché per queste persistenti sostanze chimiche pericolose, non esiste un livello ‘sicuro’”.

Greenpeace è, appunto, un’organizzazione non governativa ambientalista e pacifista conosciuta per le sue azioni naturaliste e per la salvaguardia dell’ambiente. Con questa campagna chiede alle industrie tessili di prendere delle posizioni precise riguardo l’inquinamento tossico in quanto diverse sostanze tossiche sono utilizzate per la produzione di abiti da molti marchi ben noti.

 

I brand per la Sfilata Detox by Greepeace

Viene stilata così la classifica chiamata “Sfilata Detox” nella quale vengono catalogti i 76 brand che stanno attuando questa trasformazione “in bene” con una suddivisione in tre categorie: avanguardia, la moda che cambia e retrovie.

In “avanguardia” compaiono marchi come Zara, marchio del gruppo Inditex, H&M e Benetton, ovvero marchi che hanno tenuto fede al loro cambiamento in positivo.

In “la moda che cambia” compaiono marchi come Adidas, Burberry, Levi’s, Primark, Puma, Adidas, Valentino, ovvero marchi che devono ancora migliorare le loro prestazioni entro il 2020.

In “retrovie” compaiono marchi come Esprit, Nike, Limited Brands, e LiNing, ovvero marchi che non hanno ancora compiuto alcun passo per migliorare le proprie collezioni.

 

L’era del fast fashion si amplifica rendedosi sempre più accessibile anche, e non solo, attraverso il disuso di sostanze tossiche, questa è la nuova moda lanciata da Greenpeace.

 

Roberta Comes

 

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