Alexander McQueen, genio tormentato
Alexander McQueen: inglese, figlio di un tassista, genio sfrenato, ha scalato le vette del fashion senza esclusione di colpi.
Dopo una gavetta cominciata a soli 16 anni, approda successivamente nelle più prestigiose Maison della moda. Guadagnatosi il ruolo di direttore creativo di Givenchy, a seguito di John Galliano, lascia a breve la casa di moda, considerata troppo limitativa per il suo “daimon” ingovernabile.
Talentuoso quanto tormentato, il visionario e irriverente designer appena sottratto alle regole della couture, comincia a dare forma ai suoi incubi rendendoli reali e tangibili: ed ecco che dalle sue creazioni traspare il suo malessere interiore.
L’alta moda si colora di nero, le passerelle si incendiano di trasgressione e impressionanti creazioni fanno dell’astro nascente una rivelazione imprevedibile.
Correva l’anno 1999 quando la sua indimenticabile sfilata portava in scena non solo la modella Aimee Mullins, che ancheggiava a grandi passi su protesi di legno, ma perfino robot (comunemente utilizzati per verniciare auto) che spruzzavano colori su abiti bianchi.
Memorabili anche gli Armadillo, “scarpe-scultura” dal tacco 20: incubo delle modelle, ambizione di ogni fashion victim e non a caso comode solo a Lady Gaga!
Tra critiche e riconoscimenti, l’eccentrico Alexander McQueen conquista l’olimpo londinese, aggiudicandosi sia il titolo di “stilista inglese dell’anno” per ben quattro volte, sia il premio di “stilista dell’anno” dato a gran voce dal gran consiglio dei Fashion Designer Award nel 2003.
La storia insegna che alcuni dei più grandi artisti manifestassero una lotta interiore tra il proprio talento e la propria psiche: connubio incongruente e talvolta pericoloso.
“Noi inglesi viviamo su un’isola, ed essendo isolati dobbiamo gridare più forte degli altri affinché qualcuno ascolti cosa abbiamo da dire”.
Così Alexander McQueen, da figlio di tassista a “hooligan della moda“, l’11 febbraio 2010, pone fine alla propria vita, impiccandosi nella sua abitazione londinese regalando al mondo il suo ultimo urlo soffocato che incorona ogni animo noir di un’artista impercettibile.
A MeA piace ricordare così l’ineguagliabile e sregolato Alexander McQueen.
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